L’arte nel Palazzo di Diocleziano di Spalato

L’arte nel Palazzo di Diocleziano di Spalato

Il palazzo di Diocleziano di Spalato fu pensato, probabilmente desiderato, se ben si riflette sulla biografia dell’imperatore, come il suo buen retiro: un ritorno alle origini, lontano da Roma, una città da cui si tenne sempre lontano e che non amò mai.

La sfinge davanti al mausoleo di Diocleziano
La sfinge davanti al mausoleo di Diocleziano

Edificato vicino alla città di Solona, tra la fine del III sec. e il 305, anno in cui Diocleziano lasciò la carica di Augusto, una vera e propria abdicazione, e si ritirò a vita privata trasferendosi proprio nel nuovo palazzo.

L’edificio, che ancora oggi costituisce il centro storico di Spalato, suscita fascino poiché riflette la personalità dell’uomo che l’ha voluto.

La figura di Diocleziano

Diocleziano ben incarna la figura dell’imperatore-soldato tipica del periodo dell’Anarchia Militare, periodo a cui lo stesso imperatore pose fine attraverso l’azione riformatrice della Tetrarchia, e questo aspetto essenziale della sua personalità è riscontrabile nella struttura militaresca del palazzo: l’edificio presenta la pianta del castrum, l’accampamento dell’esercito romano, con una forma quadrangolare costituita da imponenti mura con possenti torri quadrate agli angoli.

Il lato a Sud affacciava direttamente sul mare. Nelle mura, in corrispondenza del cardo e del decumano si aprivano quattro grandi porte d’accesso affiancate da torri ottagonali (a Nord la Porta Aurea, ad Est la Porta Argentea, a Ovest la Porta Ferrea e a Sud la Porta Bronzea).

In generale a chi si avvicinava sia da terra che dal mare il palazzo di Diocleziano di Spalato doveva apparire come un edificio possente e fortificato. All’interno i due assi del cardo e del decumano, disposti ad angolo retto ed entrambi colonnati, dividevano l’edificio in quattro quartieri ben distinti. I due quartieri meridionali costituiscono le zone dove oggi sono maggiormente visibili le vestigia romane e gli edifici legati direttamente alla figura dell’imperatore: qui si trovavano gli appartamenti imperiali affacciati sul mare attraverso un loggiato sormontato da archi. Tra gli appartamenti e il decumano si trovavano gli edifici maggiormente rappresentativi e simbolici: al centro il grande peristilio, da una parte il mausoleo di Diocleziano e dall’altra il tempio di Giove.

Il peristilio del Palazzo di Diocleziano

Il peristilio, di forma quadrangolare, è il cuore del palazzo, ambiente di raccordo, e, senza dubbio il luogo che maggiormente simboleggia la trasformazione, avvenuta proprio durante la Tetrarchia, della figura imperiale: l’imperatore non è più un primus inter pares ma un vero e proprio dominus, un signore da adorare alla stregua di di un dio. 

Per questo, nel lato meridionale del peristilio campeggia il protiro che doveva costituire una vera e propria scenografia per la cerimonia dell’adoratio di Diocleziano: il protiro tripartito è sorretto da quattro possenti colonne di granito purpureo, colore simbolico poiché, riservato alla sola figura dell’imperatore, sottolineava la funzione celebrativa e cerimoniale di questo ambiente.

Il tempio di Giove

A pochi metri dal peristilio sorgeva il tempio di Giove, il dio protettore di Diocleziano, del quale si è conservata solo la cella a pianta rettangolare, trasformata in battistero in un periodo a cavallo tra la tarda antichità e il primo medioevo e dedicato a San Giovanni Battista. L’edificio è un esempio di sovrapposizioni storiche e dell’accostamento tra architettura romana classica e influssi artistici orientali. All’esterno è ben visibile l’ordine corinzio e l’alto basamento decorato con una delle una delle sfingi che Diocleziano aveva fatto importare dall’Egitto e che venne sfigurata dai cristiani perché simbolo pagano.

All’interno, al centro dell’aula, campeggia il fonte battesimale a forma di croce greca e ricoperto, nel XIX sec. da lastre di pietra di reimpiego, scolpite con motivi decorativi stilizzati tipici dell’arte paleocristiana come intrecci e nodi di Salomone. Inoltre una delle lastre presenta un simbolo tipicamente orientale: un grande pentacolo decorato con rappresentazioni fitomorfe e zoomorfe. La lastra centrale, l’unica decorata con figure umane, rappresenta probabilmente un re croato (anche se la tesi è controversa: alcuni critici sostengono che si tratti di Gesù nell’iconografia del Cristo re o di San Doimo, patrono di Spalato).

La copertura è costituita da una volta a botte scolpita a cassettoni entro i cui riquadri sono rappresentati in bassorilievo volti umani tutti diversi l’uno dall’altro.

Il mausoleo di Diocleziano

In asse col tempio di Giove, dalla parte opposta del peristilio si trova il Mausoleo dell’imperatore: un imponente edificio a pianta centrale destinato a contenere il sarcofago di Diocleziano. L’esterno presenta un corpo centrale ottagonale circondato da un portico di 24 colonne. L’interno a pianta circolare, si caratterizza per l’alternanza di nicchie semicircolari e rettangolari separate tra loro da imponenti colonne corinzie di granito rosso, sormontate a loro volta da colonne più piccole.

La copertura a cupola è particolarmente interessante per la posa dei mattoni: alla base formano dei ventagli mentre alla sommità sono posizionati circolarmente. Nel VII secolo questo che doveva essere il luogo più importante del palazzo, la tomba monumentale dell’imperatore persecutore dei cristiani, venne trasformato in chiesa cristiana, oggi cattedrale di Spalato dedicata a San Doimo. 

I quartieri settentrionali del Palazzo di Diocleziano

I quartieri settentrionali che ospitavano ambienti di servizio e giardini, appaiono oggi molto rimaneggiati e gli edifici medievali nascondono le vestigia romane

Qui, nel suo palazzo che diede rifugio agli abitanti della vicina Solona e si trasformò nel nucleo di Spalato, Diocleziano visse gli ultimi anni della sua vita, osservando il disfacimento della tetrarchia e l’ostinato avanzare del cristianesimo.

Difese il suo buen retiro rigettando le richieste di molti di riprendere il potere e si rifiutò di lasciare quel luogo che, a detta dello stesso imperatore, rappresentava per lui pace e felicità.

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